BACHECA SINDACALE
anno scolastico 2019-2020
---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Unicobas Livorno <info@unicobaslivorno.it> Data: 05.08.2020 ore 9.02 Oggetto: Comunicato stampa 4/8/2020
SCIOPERO.SCUOLA.24.e.25.SETTEMBRE:UNICOBAS,COBAS.SARDEGNA,USB,OSA,CUB,NOI
RESTIAMO,COME.STUDIO?
- COMUNICATO STAMPA NAZIONALE 4.8.2020 -
Appello per una forte iniziativa di protesta alla ripresa della
scuola: 24 e 25 settembre: due giornate di agitazione, sciopero e mobilitazione
La riapertura delle scuole per il prossimo anno scolastico è ormai
vicina. La modalità in cui il rientro sui banchi avverrà è al centro del
dibattito politico ed è un tema che riguarda nove milioni di studenti, un
milione di lavoratori della scuola e milioni di famiglie, tutti preoccupati di
poter riprendere l'attività con continuità e in condizioni di sicurezza, non
riaffidando le proprie sorti alla famigerata Dad, con tutti i limiti e le
storture ormai evidenti di questa pratica. Le modalità della ripresa potranno
mettere in discussione o garantire sia il fondamentale diritto allo studio dei
ragazzi, sia il diritto a condizioni di lavoro sicure, sia il necessario
aumento dell’organico a tempo indeterminato dei docenti e del personale Ata con
contratti full-time. Ci allarmano le linee guida e le indicazioni del Cts,
confuse e in contraddizione tra loro, mancano investimenti strutturali e un
radicale cambiamento di orientamento delle scelte politiche, tale da mettere la
scuola al centro del progetto di ripresa del Paese. Le scelte attuali invece
non garantirebbero né sicurezza, né buona didattica. Va interrotta
definitivamente la stagione dei tagli e dell'impoverimento della scuola,
strettamente connessi al netto impoverimento sociale che ha contraddistinto
l'ultimo trentennio.
La verità è che dalla ripresa della Scuola dipende il presente e
il futuro dell'intera società. Lo affermiamo con forza, proprio in quanto studenti
e lavoratori della scuola. Tutto il meccanismo della riproduzione sociale è
infatti messo in discussione e determinato dalle scelte che si faranno
sull'istruzione. La preoccupazione e il timore per un nuovo anno scolastico
passato interamente, o in parte, a casa alle prese con la didattica a distanza,
è davvero diffusa e trasversale, e ormai coinvolge anche gran parte di coloro
che nei mesi scorsi l'avevano sostenuta per necessità o per scelta. Quel
sistema alla lunga non può reggere, né tanto meno può diventare strutturale,
per mancanza di strumenti, incompatibilità con le altre attività di vita,
svuotamento di senso educativo e relazionale del processo di
insegnamento/apprendimento. Non possiamo poi dimenticare come la Dad si sia
rivelata in buona misura potente riproduttore di disuguaglianza, oltre che di
arricchimento economico ed utilizzo incontrollato di dati sensibili di minori e
di docenti. Vediamo bene i rischi dell'uso acritico degli strumenti digitali,
soprattutto per quel che concerne la fascia giovanile più debole: gli studenti
che versano in condizioni economico-sociali svantaggiate e gli alunni
diversamente abili. Non vi è alcuna evidenza che la digitalizzazione migliori
il processo di apprendimento, mentre vi sono evidenze negative rispetto
all'abuso del digitale, soprattutto per quanto riguarda bambini e
pre-adolescenti.
La scuola per noi si fa in presenza e la terribile occasione che
la storia ha messo in moto richiederebbe di ragionare collettivamente sulle
finalità che essa deve avere, sugli strumenti e i contenuti che deve
trasmettere, sulla capacità di formare adeguatamente soggetti in relazione a un
piano di ripresa economica del Paese, finalmente centrato sui bisogni e sugli
interessi collettivi, sulla tutela e la difesa reale dell'ambiente, su una
nuova politica sociale. Vogliamo una scuola vera, migliore anche di quella che
ha preceduto la pandemia. Ci battiamo perché la scuola non riproduca
disuguaglianza. Ciò significa, in concreto, dare maggiori opportunità educative
a chi ha di meno, garantire a tutti edifici sicuri ed accoglienti nei quali
crescere ed imparare, lavorare per la costruzione di un sapere critico, fuori
dall'asfissia di una didattica prona ai voleri del profitto e sottomessa al
mito dell' "occupabilità".
In modo analogo l’Università e la Ricerca si trovano davanti alla
minaccia di chi interpreta la crisi attuale come “occasione” per accelerare i
processi di riorganizzazione dell’alta formazione in funzione di quello stesso
modello di sviluppo sociale, economico e politico dimostratosi incapace di
tutelare il benessere collettivo durante le fasi più acute di emergenza
sanitaria. Tutto questo sarà ancora più preoccupante nel caso di un eventuale
ritorno della pandemia. La “ripartenza” si tradurrà nell’aumento delle
disuguaglianze attraverso una sempre più sfrenata competizione tra le scuole e
tra gli atenei ed una torsione elitaria dell’acceso agli studi. Il capitale usa
la crisi per accelerare i processi di riorganizzazione neo-liberista. È invece
il tempo di mutare completamente prospettiva. Abbiamo già pagato cara la crisi
economica del 2008, non vogliamo adesso pagare la crisi determinata dal
Coronavirus e dagli interessi economici e politici che la accompagnano.
In Italia non mancano soggetti politici, sindacali e della società
civile che lucidamente stanno ponendo all'ordine del giorno i punti cui qui
abbiamo accennato. Crediamo sia necessario che queste esperienze si
confrontino, non per costruire sommatorie o artificiose sintesi ancora
premature di un fronte su scuola, formazione e ricerca, ma per determinare
momenti di reale scambio e condivisione di analisi e proposte, per iniziare a
ragionare su momenti di mobilitazione, conflittuali e indipendenti, che siano
chiari nel denunciare non tanto il mancato intervento, quanto il merito e la
scarsezza di risorse degli interventi fin qui pensati dal Governo e dal
Ministero dell'Istruzione. Risorse economiche che crediamo debbano essere
previste nella prossima finanziaria.
Ci preoccupano le dichiarazioni della ministra, che sembrano
ignorare la verità dei fatti: alla scuola italiana, sulla quale gravano da anni
un'incuria e un accanimento distruttivo senza pari, per allinearsi
all'investimento medio europeo per l'istruzione, mancano circa trenta miliardi
di euro, cifra molto distante dagli impegni di spesa palliativi che vengono
esibiti dalla Azzolina come una grande "conquista".
Il Ministero ha di nuovo validato le “classi pollaio” e neppure
calcolato il tasso di ripetenza. L’unica misura del Governo per l’a. s. 2020/2021
è un solo metro (statico, e non "dinamico") fra le “rime buccali”
(peggio delle norme standard). In Belgio è previsto un numero massimo di 10
alunni con 4 metri quadrati a testa, in Germania e Regno Unito gruppi di 15 e
separazione di 2 metri (cosa prevista anche in Spagna). Ribadiamo il nostro NO
all'accordo per il rientro sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil e Snals a
guarentigie zero per Studenti, Docenti ed Ata. Diciamo NO al sequestro delle
ferie di Docenti ed Ata, arbitrariamente respinte o condizionate in molti
istituti. Ribadiamo ciò che abbiamo chiesto con forza nell’incontro con il
Governo Conte agli Stati Generali: massimo 15 alunni per classe ed assunzione
di 240mila insegnanti (il terzo necessario in più per ridurre le classi),
stabilizzazione dei 150 mila precari con tre anni di servizio attraverso un
concorso accessibile a tutti, aumento degli organici della Scuola
dell'Infanzia, stabilizzazione diretta degli specializzati di sostegno e
percorsi di specializzazione per chi ha esperienza pregressa: è incivile che
oltre la metà delle cattedre di sostegno continui a venire assegnata a chi non
sa nulla di disabilità. Chiediamo l’assunzione di almeno 50mila collaboratori
scolastici per ricoprire i paurosi vuoti in organico per la vigilanza e garanzia
del full time per tutti gli ex lsu-ata internalizzati, incremento di 20mila fra
assistenti amministrativi ed assistenti tecnici, nonché di tutto il personale
necessario per sopperire alle migliaia di soggetti fragili (indici Inps) che
dovranno essere tutelati da Settembre. Ricordiamo che negli ultimi 30 anni
nella scuola sono state tagliati 300mila posti. Quanti verranno assunti
andranno poi utilizzati per l’innalzamento dell’obbligo sino al quinto anno
della secondaria di II grado ivi comprendendo l'ultimo anno della Scuola
dell'Infanzia, finita la pandemia, sin dall’a.s. 2021/2022.
Diciamo un NO secco e deciso anche al precariato “usa e getta”
(assunzioni a singhiozzo previste dal decreto “Rilancio” con licenziamento in
caso di lockdown). Chiediamo che l’organico potenziato sia fatto di cattedre
vere, mettendo fine al docente tappabuchi. Sui 209 miliardi del Recovery Fund
(82 dei quali a fondo perduto), almeno 7 vanno investiti per le assunzioni, 7
per il contratto ultra-scaduto, più i 13 necessari ad un piano pluriennale
serio per porre in sicurezza l'edilizia scolastica. Viceversa, nonostante l'80%
degli istituti non sia a norma, sono già stati persi 6 mesi e solo ora
assistiamo ad una tragicomica ricerca di nuovi spazi in extremis. Su 40.000
plessi il 60% (70% in Sicilia) non ha neanche l'agibilità. Solo 5.117 edifici
(12%) sono vagamente “antisismici” ed unicamente 9.824 (24%) hanno il
certificato di prevenzione incendi (Cpi).
L'intervento va fatto ora o non si farà mai più. Rifiutiamo di
accettare in alternativa la spesa di 50 miliardi in armamenti
(caccia-bombardieri F16, F35 3 portaerei "Trieste"), di veder
favorire banche e lobbies speculative, e giudichiamo assurdo il regalo di 6,3
miliardi a Fiat-Fca, che ha sede in un paradiso fiscale, nonché i finanziamenti
votati (contro la Costituzione) a beneficio dei diplomifici privati. Bisogna
far pagare le tasse alle aziende informatiche, invece di dar loro in mano le
piattaforme per la didattica a distanza. Rivendichiamo un’indennità di rischio
di 250 euro netti per Docenti ed Ata da Settembre.
Ribadiamo un netto rifiuto alle smart-classes, alle riunioni
on-line ed alla didattica a distanza per l'a.s. 2020/21, nonché all'inserimento
della “Dad” nei Ptof (triennali) o al tentativo dei sindacati collaborazionisti
di contrattualizzarla. Denunciamo il tentativo della Azzolina di imporre la
didattica a distanza anche per il prossimo anno scolastico come lesivo delle
libertà d'insegnamento e d'apprendimento, un'ingerenza inaccettabile, nonché un
lucroso regalo alle major della rete. Giudichiamo risibile, oltre che
vergognoso ed antipedagogico, il diktat delle 10 ore di videolezioni dalla
prima elementare, che salgono a 15 dalla seconda alla fine delle Medie ed a 20
nella Superiore di Secondo grado, sottraendo addirittura un giorno a settimana
alla scuola in presenza. Siamo contro la delocalizzazione degli alunni in
parrocchie, strutture private e case comunali e la gestione sommaria e
dequalificata del tempo-scuola.
Vogliamo l'abrogazione delle controriforme della “Berluscuola”,
chiediamo il ritorno immediato ai nuovi programmi del 1985 per la Scuola
Primaria (abolizione del curriculum ciclico). Occorre bloccare la scuola-quiz e
l'apprendistato imposto agli studenti, eliminando l'Invalsi e l'alternanza
scuola-lavoro, cancellando il minimalismo culturale e l’aziendalizzazione della
scuola, nonché ripristinare nelle Secondarie di Primo e Secondo grado i
laboratori, le ore di Lettere, Storia, Geografia, Scienze e relative al
bilinguismo, tagliate dalla Gelmini.
Vogliamo un vero stato giuridico per il personale educativo, che
va equiparato ai docenti della Primaria. Pretendiamo l’estinzione immediata
della truffa contro gli Ata ex Eell: basterebbero 100 milioni per riadeguare
stipendi e pensioni, ed evitare più pesanti sanzioni dalla Ue, dopo ben 10
sentenze favorevoli pronunciate dalla Suprema Corte di Strasburgo.
Rivendichiamo l’assunzione degli ex Lsp/Lpu, a pari retribuzione.
Denunciamo gli abusi perpetrati dal Ministero e dai dirigenti
scolastici nei confronti di studenti, docenti, educatori e personale ATA con
l’imposizione univoca di telelavoro e didattica a distanza: orario senza limiti
spalmato sull’intera giornata; inutile e vessatoria massa di compiti per gli
alunni ed imposizione delle sole video lezioni anziché di una vera continuità
pedagogica; attivazione di classi virtuali senza controllo, né rispetto della
privacy di docenti, famiglie e studenti; ingerenze e moltiplicazione delle
riunioni collegiali on-line ben oltre i momenti istituzionalmente previsti dai
Collegi dei docenti, "valutazioni" improprie sui docenti e
valutazioni fiscali e sommative (anziché formative) sugli studenti, basate
sulla sola presenza alle "lezioni" on-line, anche se un terzo degli
studenti non dispone di strumenti e connessioni adeguate (ed a fronte della
distribuzione, al massimo, di un tablet per classe); costi non rimborsati e
rischi sanitari legati alla continuità sul video per docenti, studenti ed ATA;
disprezzo assoluto di mansionario, stato giuridico e norme del Ccnl; uso d’autorità
delle ferie del personale ATA, in essere e non godute; presenza a scuola senza
garanzie sanitarie in periodo di pandemia (fasi 1 e 2) e turnazioni improprie;
sanificazione approssimata delle scuole (competenza Asl).
Ci battiamo per risolvere definitivamente la questione del
precariato, rivendicando l’attivazione di un doppio canale di reclutamento dove
valgano il servizio e le abilitazioni già conseguite (evitando l'imposizione di
altri concorsi). La risposta del Ministero è stata sinora la conferma del
licenziamento dei diplomati magistrali e l'espulsione dai concorsi di migliaia
di precari. Siamo in netto dissenso con la tempistica e le regole del concorso
straordinario da tenersi in ottobre e con nuove regole sul precariato che
avranno il solo effetto di far aumentare il contenzioso ed il divide et impera,
viste le innumerevoli imprecisioni dell'Ordinanza Ministeriale e le continue
disfunzioni del sistema in cui si devono inserire i dati degli aspiranti
docenti. Le conseguenze sono prevedibili: il nuovo anno scolastico vedrà
aumentare il fenomeno del precariato tra i lavoratori della scuola.
Questo appello vuole essere un invito al confronto in vista di un
percorso che nei prossimi mesi metta il mondo della scuola al centro di un
progetto di trasformazione sociale che faccia tesoro dell'insegnamento che la
crisi ci sta duramente impartendo e non riproduca errori e scelte strutturali e
formative improntate ad un modello di scuola impoverito e orientato alla
creazione di forza lavoro facilmente sfruttabile, che non risponde al bisogno
di uguaglianza e non garantisce quell'emancipazione sociale delle parti più
deboli della società, scopo principe della scuola pubblica democratica e
repubblicana.
I soggetti proponenti questo appello vedono come inderogabili, per
un fronte comune di studenti, insegnanti e, in generale, di cittadini, la lotta
alla precarietà in ogni sua forma, la rivendicazione di migliori salari per i
lavoratori della scuola, la rivendicazione del diritto alla salute e al
benessere a scuola (il che si traduce in edifici scolastici sicuri ed adeguati
alle esigenze didattiche, attenzione allo stress correlato al lavoro e all'età
media altissima dei docenti italiani), la difesa dei diritti e delle libertà
sindacali. Non è irrilevante che, in un momento in cui ci si dovrebbe occupare
di tutt'altro, l'Aran e le OOSS concertative si stiano muovendo per approdare
ad un accordo che limiti ulteriormente il diritto di sciopero.
Nel lanciare lo sciopero e la mobilitazione del 24 e 25 settembre
(Friday For Future), riteniamo importante, ad un anno di distanza dalle grandi
manifestazioni ambientaliste che hanno segnato un risveglio della coscienza
giovanile, collegare, nel dibattito politico, i temi della scuola, della salute
e dell'ambiente. Siamo convinti che studenti e lavoratori della scuola abbiano
molti motivi per condurre una lotta comune: perciò saremo fianco a fianco,
portando la protesta in piazza Montecitorio, scioperando e manifestando in
tutte le principali città del Paese, affinché una scuola migliore sia il punto
di partenza concreto per un modello sociale meno rapace e più giusto di quello
che ha caratterizzato gli ultimi decenni.
Su questa base apriamo a tutti i soggetti politici, sindacali e
alle realtà di movimento che condividano la centralità che la battaglia
politico-culturale sulla scuola assume nel contesto di crisi in cui viviamo.
SINDACATI:
Luigi Del Prete (Esecutivo Nazionale USB P.I. - Scuola) Stefano
d’Errico (Segretario Nazionale (Unicobas Scuola & Università)
Nicola Giua (Portavoce COBAS Scuola Sardegna)
Alfonso Natale (Coordinatore nazionale CUB Scuola)
STUDENTI:
OSA
Noi restiamo
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